La nostra storia

La Casa di Accoglienza è nata su iniziativa di Don Leo Cerabolini (1926-2004). Nella seconda metà degli anni ’70, mentre egli è parroco di Belgioioso, alcune ragazze si rivolgono a lui per essere aiutate a portare avanti una gravidanza che la loro famiglia non intende accettare. Don Leo intuisce allora che solo avendo una casa ove dare ospitalità a queste ragazze può impedire che esse siano costrette ad abortire. Sapendo di poter contare sulla disponibilità di Giovanna Vitali, Angioletta Codara, Anna Panzeri e di altri volontari, egli chiede quindi al Vescovo di Pavia Mons. Angioni di poter utilizzare la villa lasciata in eredità alla diocesi dal Dott. Vigo, farmacista di Belgioioso.

È in questo modo che il 12 maggio 1979 inizia l’attività della Casa di Accoglienza alla Vita, una realtà che originariamente rivolge la sua attenzione alle ragazze madri, ma che col passare del tempo amplia e diversifica notevolmente il proprio ambito di intervento nel campo socio-assistenziale. Fin dall’inizio Don Leo affida a Giovanna Vitali il ruolo di coordinatrice e direttrice, che prosegue ancora oggi.

Parallelamente al suo sviluppo ed ampliamento nel numero e nella tipologia degli ospiti, nonché nel numero di strutture socio-assistenziali gestite, la Casa di Accoglienza acquisisce e consolida la propria identità giuridica. Nel 1986, grazie alla donazione di alcuni immobili appartenuti alla famiglia di don Leo, diviene una fondazione privata, che tre anni più tardi, il 20 aprile 1989, otterrà il riconoscimento giuridico ufficiale da parte della Regione Lombardia. Successive modifiche statutarie porteranno la Fondazione a divenire anche Organizzazione non Lucrativa di Utilità Sociale e, dopo la scomparsa di Don Leo, avvenuta l’8 febbraio 2004, ad estendere la propria competenza non più al solo ambito regionale, ma su tutto il territorio italiano.

Da quel lontano 12 maggio 1979 sono trascorsi ormai 41 anni, durante i quali la Casa ha conosciuto un grandissimo sviluppo, crescendo e maturando nello spirito, nelle persone e nelle strutture: l’entusiasmo iniziale di quei volontari che hanno coraggiosamente dato avvio all’opera si è accresciuto ed ha contagiato un numero sempre crescente di persone; alla buona volontà e totale disponibilità dei primi volontari si è aggiunta la professionalità; alla villa del Dott. Vigo – allora fin troppo grande per accogliere un piccolo gruppo di ragazze – si sono aggiunte molte altre case, tutte realizzate per accogliere nel miglior modo possibile sia gestanti e mamme con bambini sia bambini soli.